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Carlo Contaldi


Medico, farmacologo, “prestato” alle scienze umane dalla neurofarmacologia. Esperto in agopuntura, psicopatologia, omeopatia; attento all’adolescentologia e ai suoi dinamismi. Da sempre edotto e improntato alla conoscenza delle scienze del visibile e del ponderabile (chimica, biologia, fisica). Avverte con il passar del tempo l’esigenza di un’attenta verifica e di una revisione del sapere acquisito; una lucida introspezione su aspetti bio-psico-sociali vissuti sia come uomo della strada sia come medico. Organicista seppur fermo assertore dell’olismo nelle scienze; il suo desiderio: coniugare i pochi “saperi” del razionalmente conosciuto e il dolor di vita, con l’invisibile, l’intoccabile sia dentro sia al di fuori della mente senziente in un unicum con la poesia come mezzo per sondare gli imperscrutabili fondali dell’uomo; afferma che il fantastico, il mistico, l’invisibile sono parte vera della poesia, guai se non ci fossero, il nostro mondo sarebbe reso vano da una razionale insoddisfazione e da una sterile fede. Oggi non è facile raccontare, incuriosire con versi, scrivere con armoniosa coerenza, interessare senza annoiare, specialmente quando gli oggetti della trattazione sono argomenti delicati come la poesia, la psiche, le nostre passioni, i nostri desideri rischiamo di ingenerare un flop tremendo; flop favorito ancor più dal momento ipertecnologico in cui viviamo (il mondo tecnologico, infatti, crea una sorta di onnipotenza che si antepone all’umiltà della poesia). La perdita di un like provoca disperazione e rabbia generati filogeneticamente da meccanismi neuro-mediatoriali alterati in seguito a dipendenza e discomfort. È vero oggi la poesia “non funziona” perché non fa notizia, non spaventa, non allarma, non “inciucia”; essa è fuori dagli schemi proposti dai social e seppur si svela rendiamola, allora, rigorosamente scandalosa. “...E ...se fosse tutto vero?” è una raccolta di versi selezionata dall’autore nel periodo compreso dalla preadolescenza a oggi; questo verseggiare non vuole donare al lettore momentanee emozioni (perché sfuggenti al pari di ogni emozione) ma durevoli sensazioni: risvegliare dal nostro non-conosciuto, quel comune senso riflessivo assopito dall’utilitarismo edonico! Il desiderio dell’autore è quello di portare il lettore in un mondo di ascolto, di partecipazione, di preziosismi dimenticati seppur distratti, come siamo, dagli affanni di una vita ingloriosa votata al possesso, al fin troppo parlare, al bisogno di litigare, per guadagnare visibilità e al guerreggiare, per il solo fine dell’ottenere. 

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