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Senza tregua da zero a ottanta…

 
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Ribelle e fuorilegge, pur cosciente dell’efficienza delle forze dell’ordine, sia civili che militari e pur essendo stato  educato dal padre al rispetto di detti organi, è stato ospite delle “patrie galere” per alcuni anni. E, alla fine, seppur riluttante, si è dovuto piegare alla loro volontà. Vincenzo sostiene, infatti che “è più che giusto pagare i debiti con la giustizia quando si cade in errore…”. Tuttavia mentre da giovane ha sempre provato enorme conforto nel pensare che “la società, oltre a punire, è in grado di redimere e reinserire il soggetto…”, con il trascorrere degli anni è stato costretto a prendere atto di una triste realtà: “quella società di cui tanto si parlava e così pronta a punire è ben lungi dall’inserimento…”. Dopo tre anni, due mesi e venti giorni di carcerazione, Vincenzo, fruendo di un provvedimento di legge risalente all’anno 1963, è stato rimesso in libertà. Ma ha dovuto altresì subire ”dieci anni di interdizione dai pubblici uffici, la revoca della patente di guida e l’obbligo di firma presso il commissariato, ogni settimana… per ben tre lunghi anni. A non dimenticare, poi, il divieto di non lasciare il comune di residenza…”. D’Onofrio, pertanto, dopo aver vissuto tante e tali vicissitudini e giunto ormai all’età di ottant’anni, afferma di essere “sì redento ma non certo per l’alta scuola impartitagli dai più esperti galeotti frequentati e neppure per la gratificante e decantata società, bensì per essere stato ancora per l’ennesima volta miracolato…”. In effetti, nell’anno 1979, Vincenzo D’Onofrio è stato financo costretto a fronteggiare una “lobectomia per tumore maligno da fumo…”, che, per sua fortuna, “può, ancor oggi, raccontare…”.  Nel corso della vita, di certo, si è dovuto più volte difendere, per salvaguardare la sua incolumità. Tuttavia si vanta di “avere sempre difeso, a spada tratta, bambini, donne, anziani, come pure tutti coloro che erano in gran difficoltà….”. Certo, non può affermare di essere stato un Robin Hood e, anzi, si sente piuttosto un “Dottor Jekyll e Mister Hyde”, anche se “per necessità contingenziali…”. Si augura, comunque che quest’autobiografia, assolutamente reale, possa essere di qualche utilità a chi è solito adottare atteggiamenti lesivi per sé e per gli altri, perciò migliorandolo.

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