Un logorante lavoro occasionale estivo provoca a uno studente romano di Architettura un disturbo visivo che finisce per sconvolgere gli ordinari rapporti spaziali tra tutto ciò che gli sta attorno. Allarmato da questo stato allucinatorio, ma attratto dalle nuove sembianze assunte dagli scenari a lui familiari da sempre, s’avventura tra i più intimi vicoli della città, imbattendosi in presenze e situazioni inattese o grottesche, ma soprattutto subendo una sequenza di paradossi percettivi, di certo dovuta al proprio malessere, che però pare avere una sua segreta (benché folle) coerenza logica. Il sospetto di non essere la sola vittima di quest’assurda condizione e il timore che essa sia permanente lo indurrebbero a chiedere aiuto ad altri, ma la certezza di non esser creduto lo spinge alla stesura d’un testo illustrato con cui poter esibire i connotati della sua inaudita visione della realtà, mettendolo in grado d’esser finalmente compreso e magari soccorso. L’itinerario tortuoso del protagonista, che attraversa alcuni scenari tipici del Centro Storico romano, ed il suo successivo ricorso alla propria attrezzatura grafica lo conducono verso la scoperta dell’insospettato rigore e del conturbante fascino del suo privato affanno visuale.