È la storia di un bambino che, all’età di sei anni, nel 1959, parte da Brancaleone, un paesino della Calabria, per Milano. Sul treno per Milano sogna tutta la miseria che aveva attraversato la sua vita. L’impatto con la grande città lo porta a pensare al suo paese, ma soprattutto ad alcuni abitanti di Brancaleone riconosciuti per lo più per i loro soprannomi. Personaggi, per lui, con una storia interessante alle spalle. Tra questi c’era Compare Santo, un pastore che aveva avuto dei rapporti sessuali con una pecora, scoperto da altri pecorari, da quel momento fu chiamato da tutti “Compare Futti Bee”. Carmeluzza, detta “Manuzza”, così chiamata perché fu vista in campagna, che accarezzava la quinta gamba dell’asinello; cugino Vincenzo detto il Toro, perché la moglie gli metteva le corna e non erano corna qualunque, erano manganellate di cazzo passate dal cugino Mimmo detto Mimmuzzo. Zio Pepè, noto perché scorreggiava senza ritegno, un giorno a furia di scorreggiare si cagò addosso; da quel momento fu chiamato “Merdina”. Compare Cirillo, detto “Stuzzicadenti”, perché aveva il coso corto e sottile. Ma anche Milano aveva i suoi personaggi a cui lui stesso, l’autore del libro, dava dei soprannomi. Qui conosce Lella, detta la “porcella”, grande scopatrice, Culuz, detto il “Birmano”, che si innamora di Guido, un italiano focoso e aprono una Trattoria denominata “I grandi Culinari”. Rosetta, detta “Rosy gola profonda”, perché faceva dei lavoretti di bocca meravigliosi. Un libro ironico e graffiante che a volte ci fa divertire, ma anche riflettere e pensare.
sicuramente molto diretto, realistico al punto di sconfinare in un'identità pungente e scottante...ma VERO! narrativa sul quotidiano, che non stufa, scorrevole e che ti porta via...facendoti fare un sacco di risate e riflessioni su delle condizioni che in Italia sono così da molto tempo e così rimarranno!
Il mondo picaresco, viene raccontato con lucidità e semplicità, catturando l'attenzione del lettore, il quale non può non sorridere e accogliere benevolmente, l'opera prima del brillante Walter Venanzio.
L'obiettivo più difficile da realizzare per una antologia di racconti, è quello di riuscire ad interessare il lettore con continuità, per portarlo sino all'ultimo capitolo senza annoiarlo. Ebbene, "Da Brancaleone a Melano", grazie alla prosa semplice e scorrevole, nonché alla irriverenza e al realismo del suo autore, Walter Venanzio, centra perfettamente l'obiettivo, accompagnando il lettore attraverso un universo di personaggi, le cui storie, divertententi e canzonatorie, fanno tanto ridere di gusto (a questo proposito non perdetevi Zio Pepè), quanto riflettere senza mai perdere il buonumore (come nel caso di "Il ricordo di Brancaleone mi tormentava"). Una lettura consigliatissima per riscoprire il genere dell'antologia, per conoscere il Nord e Sud senza peli sulla lingua, e per farsi due sane risate. Che, di questi tempi, fanno proprio bene.
Questa antologia di racconti si lascia leggere con estremo piacere per via della sua prosa semplice e scorrevole, oltre che per l'irriverenza e il realismo dei piccoli ritratti che l'autore dipinge con tratto vivace ed estremamente ironico. Questa raccolta di personaggi, riconosciuti per le loro particolarità, consente al lettore di divertirsi con gusto, ma anche di riflettere su uno spaccato di vita che rappresenta i due volti, quello settentrionale e quello meridionale, dell'Italia. Una lettura consigliatissima a tutti coloro che hanno voglia di sperimentare un genere letterario, quello dell'antologia, che, come in questo caso, può riservare delle sorprese editoriali estremamente piacevoli.
Un mare di cazzate ma tante risate !
divertentissimo e scorrevole