“Storia di una maestra e della pensione che non arrivò mai” è il racconto della vita di Lucia, che, da bambina, ha vissuto il disagio della diversità. Da grande, lascia volar via quel mutismo ostinato che, per anni, l’aveva oppressa e diventa insegnante di sostegno, per sostenere tutti i bambini, ma, in particolar modo, quelli che si sentono “meno bravi”. Nel racconto, sono descritte tecniche, riconosciute scientificamente, e intuizioni casuali, che l’hanno aiutata a realizzare obiettivi, anche con bambini molto gravi. Si assiste, attraverso la sua storia, al cambiamento della scuola e della figura dei docenti, a partire dai primi anni novanta fino a oggi. Una scuola, dove la maggior parte dei docenti non si riconosce più e dove si evidenziano obblighi e criticità. Viene fuori, dal racconto, la fotografia di una scuola, oramai a orientamento aziendale e burocratica, scattata sul campo e basata, direttamente, sull’esperienza lavorativa, in un centro di riabilitazione, prima, nella scuola dell’infanzia, poi, e nella primaria, infine. Il libro è ricco di descrizioni: per esempio, i personaggi del centro, o le colleghe della scuola, le cui figure vengono tratteggiate dettagliatamente, nei caratteri e nelle sembianze. Lucia sottolinea gli aspetti organizzativi e sommersi della scuola, la perdita di autorevolezza del personale docente nella percezione sociale e, soprattutto, denuncia, insieme alla maggior parte dei colleghi, la difficoltà di andare in pensione, anticipatamente, e non a sessantasette anni. “Storia di una maestra e della pensione che non arrivò mai” è il racconto della vita di Lucia, che, da bambina, ha vissuto il disagio della diversità. Da grande, lascia volar via quel mutismo ostinato che, per anni, l’aveva oppressa e diventa insegnante di sostegno, per sostenere tutti i bambini, ma, in particolar modo, quelli che si sentono “meno bravi”. Nel racconto, sono descritte tecniche, riconosciute scientificamente, e intuizioni casuali, che l’hanno aiutata a realizzare obiettivi, anche con bambini molto gravi. Si assiste, attraverso la sua storia, al cambiamento della scuola e della figura dei docenti, a partire dai primi anni novanta fino a oggi. Una scuola, dove la maggior parte dei docenti non si riconosce più e dove si evidenziano obblighi e criticità. Viene fuori, dal racconto, la fotografia di una scuola, oramai a orientamento aziendale e burocratica, scattata sul campo e basata, direttamente, sull’esperienza lavorativa, in un centro di riabilitazione, prima, nella scuola dell’infanzia, poi, e nella primaria, infine. Il libro è ricco di descrizioni: per esempio, i personaggi del centro, o le colleghe della scuola, le cui figure vengono tratteggiate dettagliatamente, nei caratteri e nelle sembianze. Lucia sottolinea gli aspetti organizzativi e sommersi della scuola, la perdita di autorevolezza del personale docente nella percezione sociale e, soprattutto, denuncia, insieme alla maggior parte dei colleghi, la difficoltà di andare in pensione, anticipatamente, e non a sessantasette anni.