Per cogliere le dimensioni e i cromatismi (inclusi quelli psichici) del presente romanzo, bisogna avere ben chiara la differenza che passa fra “racconto” e “romanzo”. Tanto per esprimerci con un esempio, visitando E. A. Poe è importante sapere cogliere nel medesimo autore la sua dimensione espressiva del narratore e quella del romanziere. Distinguerla e gustarne le diversità. Ecco, “Shiuheila” è un romanzo particolare perché traccia una forma di rinnovamento stilistico e formale. Usa tecniche di narrazione che “giocano” direttamente con la dimensione emotiva del lettore, violentando, in alcuni punti, quelle che sono le abitudini interpretative e cognitive. Rinnova forse la tecnica stessa del romanzare, come era intesa fino agli anni 60 (ancora perdura). Segue una forma astratta della narrazione che si avvicina quasi alla filmografia. Per fare un esempio, si presenta come un quadro astratto che esprime la realtà senza sconvolgere il relativismo. Infatti il gioco è impostato inizialmente sulla dilatazione dei tempi e arriva a metà romanzo, all’unicità del tempo; si conclude con lo sconvolgimento dello stesso. In effetti l’attenzione che il lettore presta alla lettura e la sua concentrazione arrivano a sostituire la cinepresa, così la fantasia di chi legge si monta un suo film fatto di emozioni, di deduzioni, di umori, di cromatismi, tipici della sua personale sensibilità e cultura.