Giovanna è figlia di un conte, ma il nomignolo “contessa” le è stato affibbiato, fin dall’infanzia, dai ragazzini di Belforte, un paese dell’Alto Monferrato, con intento spregiativo, per sottolineare la sua estraneità al loro gruppo. Né il suo status sociale né il suo titolo la proteggono, però, dalle atrocità della dittatura nazi-fascista e della guerra. In un’altalena di avvenimenti drammatici e di ricordi, si snoda la storia di Giovanna che, tra il 1944 e il 1946, dopo aver preso parte alla Resistenza ed essere stata deportata, tenta la fuga e un problematico ritorno alla normalità. Il suo bisogno di avere punti di riferimento fissi e certezze personali e politiche viene più volte deluso e la ragazza deve fare i conti con l’amara constatazione che, sia nella propria persona, sia in quella degli altri, il bene e il male, le luci e le ombre, la generosità e il tradimento, si intrecciano inseparabilmente.