Il romanzo prende spunto dal sogno di bambina, quando il papà raccontava delle sue immersioni. Sogno sempre tenuto nel cassetto per mancanza della benedizione. Il papà infatti sosteneva che era un’attività inadatta ad una signorina, essendo di derivazione militare, in particolar modo per la prestanza fisica richiesta. Poi, un giorno in vacanza, provò di nuovo ad immergersi, scoprendo che le cose erano molto cambiate in quasi quarant’anni, e prese accordi con l’istruttore per provare. Iniziò così la sua sfida. Per quanto già nella prima immersione avesse avuto occasione di incontri rari ed emozionanti rimase profondamente delusa, decidendo che non era sport per lei. Sognava una subacquea diversa, così provò il suo lago. E si innamorò. Della subacquea, ovviamente, ma soprattutto del lago. Da allora ebbe fretta. La pigrizia lasciò spazio all’entusiasmo. Un giorno si scontrò con una persona molto diversa da lei. Fu l’occasione che aspettava: presa sotto l’ala di una squadra, fu introdotta alla subacquea tecnica per assistere come profondista ai record mondiali. Continuò a crescere e seguire progetti, fino a quando alcuni eventi non la convinsero che forse l’eccesso di sicurezza dimostrato in alcuni incidenti avrebbe potuto colpire anche lei.