La scoperta di antiche pergamene che descrivono una verità sull’esistenza di Gesù e sulla sua storia, diversa da quella narrata nei Vangeli; il ritrovamento del corpo di un uomo sepolto duemila anni fa in un luogo diverso dal Santo Sepolcro e il sospetto che sia il corpo dell’uomo crocifisso sulla collina del Calvario; l’estrema esigenza del Vaticano e di Israele di recuperare quei reperti, per poter mantenere il primo il potere temporale della Chiesa Cattolica nel mondo e il secondo per evitare che tutto potesse crollare intorno a quel popolo se dovesse essere accusato, questa volta, di essere stato il manipolatore della fede, dopo essere stato incolpato di aver ucciso il figlio di Dio. Un intrigo di vicende e di azioni rocambolesche che riportano alla luce antiche e fanatiche sette che si credevano scomparse da secoli; l’azione di alcuni uomini ispirati dalla ricerca della verità; il compito difficile di uomini dei servizi segreti israeliani; l’opera ambigua di alcuni alti prelati del Vaticano. Tutto ruota intorno a un enigma: Se i simboli della Fede fossero onorati in nome di un presupposto ingannevole? Se alla fine ogni dottrina religiosa si rivelasse soltanto l’esigenza dell’uomo di darsi una speranza o forse il desiderio di non essere il semplice frutto di evoluzioni naturali? Cosa ne sarebbe della storia millenaria che si è articolata intorno a questo paradigma? E, se fosse vero, sarebbe saggio o opportuno rivelare la verità? Chi, quindi, dovrebbe custodire i suoi segreti? Il dilemma della rivelazione o meno al mondo della scoperta, e le possibili conseguenze che ne potrebbero nascere, non solo religiose, ma anche politiche tormentano alcuni interpreti di questo romanzo e la conclusione lascia (credo) perplessità, non solo all’autore, che per tutta la stesura del testo si è chiesto se un’ipotesi del genere potesse mai verificarsi, quale sarebbe stata la scelta migliore.