“Le era stato chiesto spesso, in passato, dove si recasse quando si assentava per più giorni, ma le risposte erano sempre state vaghe… ormai nessuno glielo chiede più…” Il racconto apre la via alla ricerca delle verità che molti dei protagonisti cercano o tengono chiuse dentro le mura della vita. La personalità di Margherita, si staglia tra tutte, integra e potente; è lei che tiene in mano il corso della storia e si muove, sempre sincera con se stessa, fedele ai principi della sua chiesa valdese, nel piccolo paese di Calabria: “una lingua di terra poggiata su un alto cuscino roccioso e sulla cima il borgo…” Qui le vicende si intrecciano ai luoghi e i luoghi colorano le storie di chi li anima”, perché i luoghi sono come le persone, custodi di un passato sconosciuto, di pezzi mancanti. II borgo calabrese riflette il paesaggio interiore dei personaggi e le emozioni mettono in moto la storia: il lettore si inoltra in un’atmosfera sospesa tra le ipocrisie della società del piccolo paese, dove sembra si sappia tutto di tutti ed i pregiudizi, anche religiosi, verso orientamenti mai veramente accettati. Ma c’è sempre qualcosa che sfugge, per esempio, a Bartola che coltiva un malessere silenzioso, il trauma di un dolore taciuto a lungo che eromperà come una piena con effetti sconvolgenti. Non può mancare la storia di un amore che arriva all’improvviso per “pagare il conto” e sciogliere i segreti che pesano sui destini di molti. L’autrice, dando una forma concreta alle complesse situazioni dell’anima, accompagna i protagonisti a riprendere in mano le redini del proprio destino. Sullo sfondo il paesaggio a lei caro con le sue asperità e bellezze mozzafiato. Stefania Salvadori