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Storia di un abbandono che l’amore di una figlia trasforma nella ricerca del padre.
Due romanzi in uno.
Un’indagine sulle figure dei protagonisti e su quelle di numerosi personaggi secondari,
che rappresentano lo strano humus di una realtà complessa e indecifrabile.
Un viaggio letterario attraverso stili diversi di scrittura e nella storia del protagonista,
che porterà il lettore a scoprire temi e motivi della cultura del suo tempo.
Un finale che non dà risposte e si propone con nuove domande.
Nel libro “Un giorno all’improvviso” di Paolo Albertini è evidente una cosa, soprattutto nelle pagine conclusive del romanzo: che non bisogna necessariamente dare risposte con le storie che si raccontano. Anzi l’ideale, a volte, sta nel suscitare nuove domande per far approdare in alternative non ancora visibili.
“Un giorno all’improvviso” è, per questo e per la storia in sé, un libro di ricerca, un abbandono che viene colmato nel momento in cui la figlia cerca il padre. Ma il romanzo è anche qualcosa che va oltre, che si compie nei personaggi, nelle vicende, nella difficile e contrastante realtà dei fatti che non sempre è così estroversa e comprensiva come si vorrebbe dimostrare.
Nel libro “Un giorno all’improvviso” ci sono sempre dei motivi dietro ogni gesto, non è tutto scontato, non è comprensibile di primo acchitto, non è normale, è solo che ci sono delle spiegazioni da dare, delle ragioni che hanno spinto a fare… delle debolezze che hanno costretto a dire…
Lo scrittore Paolo Alberti con il suo linguaggio fluido, ma denso allo stesso tempo, riesce nel romanzo “Un giorno all’improvviso” a fotografare molto bene la storia, descrive con cura particolari di scene e protagonisti tanto da rendere il tutto molto interessante. Ma il pregio maggiore di questo romanzo sta sicuramente nella capacità di entrare nel profondo dei personaggi, così da farceli sembrare presenti dinanzi a noi